Succede che due persone si incontrino quasi per caso e inizi una frequentazione, un'amicizia fatta di condivisione, segreti, sostegno; anche se oltre ai punti in comune ci sono differenze, interessi diversi e altre conoscenze. E' uno scambio però, un passarsi quello che ciascuno ha per imparare dall'altro.
Il destino le avvicina, per casualità si trovano a sostenersi a vicenda, sapendo che l'altra persona ci sarebbe stata; poi lo stesso destino mischia le carte e così litigano non sapendo che sarebbe stata solo una prova, una parentesi, perché probabilmente entrambe durante la lontananza non avrebbero smesso mai di pensare a come sia potuto succedere ma allo stesso tempo, complice un po' di testardaggine e un po' d'orgoglio mixati a puntino, sostengono che sia giusto così.
Si accorgeranno poi che entrambe le ragioni erano valide e si riavvicineranno, perché in fondo hanno ancora tanto da scambiarsi.
Succede che rimangano unite anche se il vedersi diventa più sporadico, ma quando si è presenti si sta accompagnando l'altro in un pezzetto del suo cammino.
Possono non condividerlo, non comprenderlo completamente perché hanno esperienze e punti di vista diversi ma sono presenti lo stesso.
Intanto crescono, le esigenze di ognuno di loro iniziano a farsi sentire e le differenze fanno in modo che pur con dispiacere non riescano più ad essere presenti per l'altro come vorrebbero.
Alti e bassi, incomprensioni forse e il divario aumenta. Il loro pensiero rimane, non si dimenticano, solo si lasciano andare, si lasciano vivere per quello che al momento la vita offre loro.
Succede che, ad un certo punto, uno di loro riprovi un contatto senza ricevere risposta. In diversi modi ma sempre nulla.
Si sente in colpa, forse più fragile e insicura, pensa di avere fatto qualcosa per ferire l'altro anche se non se ne rende conto. Pensa che il suo essere, introverso e attaccato alle sue sicurezze di ogni giorno, possa aver stancato l'altro a tal punto da voler chiudere. Così senza spiegazioni ed ulteriori tentativi.
Aspetta, lascia passare del tempo, concede ad entrambi del tempo, fino a quando si convince che non è stata colpa sua e che probabilmente doveva andare così .
Si allontana ulteriormente perché pensa che se non c'è stata risposta avrebbe dato solo fastidio continuando ad insistere ed asseconda quello che crede essere la volontà dell'altra persona. Crede che forse comunque ora non potrebbe dare all'altro ciò di cui ha bisogno.
Si impone però di farcela da sola e vive un momento della sua vita dove non ci sarà la presenza dell'altro anche se in passato, ad immaginarsi il momento, questa presenza l'avrebbe data per scontata. Le circostanze non lo hanno permesso.
Succede però, che quello da molti chiamato destino, si intrometta ancora e proprio quando non ce lo si aspetta dia un'ulteriore possibilità per riprendere in mano quello che si pensava perso.
Avverrà che si riavvicineranno ancora perché, nonostante tutto quando si vedranno, il tempo sembrerà non essere trascorso, come se fosse fermo all'ultimo incontro. Nessuno avrà dimenticato nulla, pronti allo scambio, a condividere ancora le esperienze che si saranno vissute senza che l'altro fosse presente. (Come al solito l'introversa non riuscirà ad esternare quello che vorrebbe e sembrerà fredda e distaccata anche se non lo è) E' così che doveva andare; in fondo probabilmente hanno ancora bisogno di scambiarsi e dell'appoggio reciproco, anche solo fatto di una presenza sporadica.
Succede così che una di loro capisce che quel legame sarebbe durato ancora a lungo nonostante sarebbe stato caratterizzato da presenze ed assenze: assenze di cui solo successivamente se ne sarebbe compreso il motivo.
Ma questo legame è presente e quell'incontro avvenuto ormai tanto prima non era successo per caso.
Una storia, frammenti di qualche vita,
un muggito e un saluto,
Silvia & Olivia.
lunedì 28 febbraio 2011
lunedì 21 febbraio 2011
Esprimi un desiderio
Quindi anche sta volta la mia fatidica domanda su che dolce volesse è arrivata e dopo vari muble muble la scelta è stata: una crostata di frutta con una frolla buona, con la crema pasticcera buona, sopra kiwi e banane e la gelatina.
Tradotto: fai una frolla tradizionale (sta volta niente esperimenti del tipo cambiamo farina e togliamo uova e burro) con la crema buona che fai quando vuoi andare sul sicuro (idem per la parentesi di prima), la frutta diciamo che è quella di stagione (tralasciamo il kilometro zero) e metti anche la gelatina buona.
Ora come non esaudire il desiderio di un marito che invecchia...
E' sempre ben disposto verso i miei esperimenti dove provo a sostituire il burro con l'olio, lo zucchero con zucchero di canna-malto-sciroppo d'acero, non utilizzo uova se posso e magari propongo varianti alle creme standard; se stavolta proprio si sarebbe gustato una crostata classica, quello era il dolce che mi andava di fare.
Ho rispettato tutto tranne la gelatina.
Il rifiuto di usare la colla di pesce ce l'ha anche lui e non l'avrebbe voluta ma ha ceduto al fascino di alcune bustine contenenti pectina dolcificata e la gola gliele avrebbe fatte prendere. Non a me, mi rifiutavo di comprarle apposta quando avrei potuto fare in un modo diverso e migliore. Non si è lamentato (neanche gli altri assaggiatori).
Ingredienti per la frolla:
- 300 g di farina
- 150 g di burro
- 3 tuorli d'uovo
- 130 g di zucchero
- un limone non trattato
Amalgamare il composto lavorando il meno possibile e lasciare riposare in frigo avvolto dalla pellicola (che non contenga PVC) -non è per la riuscita della frolla ma per non mangiare schifezze.
Riprendere l'impasto e stenderlo in una sfoglia alta circa 2-3 cm, riporla in una tortiera imburrata (sta volta anche oliata) e infarinata (la mia era di 26 cm di diametro), bucherellare il fondo con una forchetta, stendere un foglio di stagnola, rovesciare dei fagioli o altri legumi che si sacrificheranno da peso e infornare a 160 °C per 20 minuti.
Togliere la stagnola con i fagioli e fare cuocere ancora 10-15 minuti.
Lasciarla raffreddare e preparare la crema.
- 0,5 l di latte
- 4 tuorli d'uovo
- 150 g di zucchero
- 40 g di farina
- mezzo baccello di vaniglia
- la scorza di mezzo limone
Lasciare raffreddare.
Mentre tutto si raffredda tagliare la frutta e cospargerla del succo di limone usato per la crema. Non troppo tempo prima altrimenti tende comunque a cambiare colore.
Per la gelatina sciogliere un cucchiaino di agar agar in circa 200 ml di acqua con un cucchiaino di sciroppo d'acero. Portare ad ebollizione e far bollire per cinque minuti, spegnere e lasciare intiepidire.
Passare alla composizione, spalmando un abbondante strato di crema nel guscio di frolla e decorare con la frutta seguendo la fantasia. Quando la presunta gelatina è tiepida versarla facendo attenzione a non farla uscire dai bordi; è ancora liquida e si solidificherà una volta raffreddata.
Il tutto è pronto, più lungo e difficile da spiegare che da fare e vi assicuro che era ottima.
Meglio farla almeno mezza giornata prima di essere divorata perché secondo me la si amalgama meglio e la crema ammorbidisce un po' la frolla.
Enjoy, ormai questa non c'è più, non so dire per quante persone sia ma è stata mangiata da 5 bocche affamate facendo il bis.
Al prossimo compleanno, un muggito e un saluto,
Silvia & Olivia.
giovedì 17 febbraio 2011
Banana dolce riproposta
>La posso postare? >Si dai buttati!
>Ma è una stupidata rubata...
>Massì ci sta, è buona e carina perché no??
>Ma la foto è orrenda!
>No non sarà così male...
Ok proviamoci, questo era il dialogo interno che ha avuto luogo per un bel lasso di tempo prima che mi sia decisa. La foto non è proprio il massimo ma si deve pure iniziare.
La ricetta è stata rubata dal libro "L'abito non fa il cuoco" del grandissimo chef Alessandro Borghese (chapeau!)
La storia di questa creazione dolce è lunga.
Tutto ebbe inizio quando nella mia mattina a casa in preda a pulizie e intenta a cucinare qualcosa per la cena, arrivano le undici e raggiungo la postazione divano per guardare Cuoco Gentiluomo - naturalmente sempre con Alessandro - su real time (canale che da quando l'ho scoperto sul digitale occupa buona parte delle soste davanti alla TV!!). Era una puntata dove il tema erano le mele e Lui si inventa un dolce che mi ha colpito e ho voluto riproporre per un pranzo. La sera mi sono messa a sperimentare se mi sarebbe mai uscito il contenitore del dessert e il marito, probabilmente per provocare, se ne esce con la frase: "brava ora ricomponi anche la banana?".
Ah ah, vuoi la sfida? Pensi di intimidirmi? Mi vuoi mettere alla prova?
Naturalmente non sapeva che avrei avuto l'asso nella manica, e la sua sfida è stata accettata.
Ovvio che di mia invenzione ci sarebbe stato poco e dal momento che avevo appena risfogliato il libro citato prima dove, tra le varie proposte arrivava proprio una bella banana riveduta e ricomposta - in quel caso era un consiglio per una colazione ma sempre di dolce si tratta - ecco che non potevo che riproporlo.
Così la mattina libera successiva mi sono messa all'opera preparandolo e mettendolo in frigo ad aspettarci la sera. Lui sarebbe arrivato prima e probabilmente l'avrebbe notata in frigorifero ma andava bene anche così.
Ora, ci sta che poteva presentarsi meglio, e ci sta che l'aspetto non è propriamente il suo forte ma la sua domanda è stata: "ma è il dolce quello che c'è nel piatto in frigo?"; giuro che arrivano anche incoraggiamenti migliori.
Comunque l'inghippo stava che guardando il piatto di sfuggita pensava che avessi sbucciato la banana e l'avessi abbandonata in frigo così com'era ( e anche qui ci sarebbero delle domande da farsi ma non approfondiamo).
Dopo questa prolissa introduzione veniamo al dolcetto, rapidissimo, simpatico e con pochissimi ingredienti naturali.
Per fare ciò ci vuole:
una banana (forse non si era capito)
un cucchiaio di zucchero di canna
7g di burro
granella di nocciole
In un pentolino scaldare la banana con il burro schiacciandola con la forchetta per spappolarla (termine tecnico) e aggiungere lo zucchero. Fare cuocere finché il tutto diventerà omogeneo e cremoso.
E' fondamentale nel frattempo sniffare il profumo che diffonde.
Rovesciare il composto su un foglio di stagnola ( lo Chef suggeriva carta da forno ma mi sono azzardata ) e arrotolare per farlo raffreddare dando possibilmente anche la forma un po' ricurva. Una volta raffreddato appoggiare la banana nella sua buccia che avrete intelligentemente tenuto da parte (non diciamo a nessuno che io non l'avevo fatto e mi sono mangiata l'ultima banana per rubare la buccia) e decorare anche meglio di come ho fatto io semplicemente spolverizzandola con la granella di nocciole ( semplici nocciole tritate ma così suona meglio).
Ecco pronto un dolcetto semplicissimo ma dal sapore molto gradevole per un dopocena o spuntino senza troppi sensi di colpa.
Un muggito e un saluto,
Silvia & Olivia.
>Ma è una stupidata rubata...
>Massì ci sta, è buona e carina perché no??
>Ma la foto è orrenda!
>No non sarà così male...
Ok proviamoci, questo era il dialogo interno che ha avuto luogo per un bel lasso di tempo prima che mi sia decisa. La foto non è proprio il massimo ma si deve pure iniziare.
La ricetta è stata rubata dal libro "L'abito non fa il cuoco" del grandissimo chef Alessandro Borghese (chapeau!)
La storia di questa creazione dolce è lunga.
Tutto ebbe inizio quando nella mia mattina a casa in preda a pulizie e intenta a cucinare qualcosa per la cena, arrivano le undici e raggiungo la postazione divano per guardare Cuoco Gentiluomo - naturalmente sempre con Alessandro - su real time (canale che da quando l'ho scoperto sul digitale occupa buona parte delle soste davanti alla TV!!). Era una puntata dove il tema erano le mele e Lui si inventa un dolce che mi ha colpito e ho voluto riproporre per un pranzo. La sera mi sono messa a sperimentare se mi sarebbe mai uscito il contenitore del dessert e il marito, probabilmente per provocare, se ne esce con la frase: "brava ora ricomponi anche la banana?".
Ah ah, vuoi la sfida? Pensi di intimidirmi? Mi vuoi mettere alla prova?
Naturalmente non sapeva che avrei avuto l'asso nella manica, e la sua sfida è stata accettata.
Ovvio che di mia invenzione ci sarebbe stato poco e dal momento che avevo appena risfogliato il libro citato prima dove, tra le varie proposte arrivava proprio una bella banana riveduta e ricomposta - in quel caso era un consiglio per una colazione ma sempre di dolce si tratta - ecco che non potevo che riproporlo.
Così la mattina libera successiva mi sono messa all'opera preparandolo e mettendolo in frigo ad aspettarci la sera. Lui sarebbe arrivato prima e probabilmente l'avrebbe notata in frigorifero ma andava bene anche così.
Ora, ci sta che poteva presentarsi meglio, e ci sta che l'aspetto non è propriamente il suo forte ma la sua domanda è stata: "ma è il dolce quello che c'è nel piatto in frigo?"; giuro che arrivano anche incoraggiamenti migliori.
Comunque l'inghippo stava che guardando il piatto di sfuggita pensava che avessi sbucciato la banana e l'avessi abbandonata in frigo così com'era ( e anche qui ci sarebbero delle domande da farsi ma non approfondiamo).
Dopo questa prolissa introduzione veniamo al dolcetto, rapidissimo, simpatico e con pochissimi ingredienti naturali.
Per fare ciò ci vuole:
una banana (forse non si era capito)
un cucchiaio di zucchero di canna
7g di burro
granella di nocciole
In un pentolino scaldare la banana con il burro schiacciandola con la forchetta per spappolarla (termine tecnico) e aggiungere lo zucchero. Fare cuocere finché il tutto diventerà omogeneo e cremoso.
E' fondamentale nel frattempo sniffare il profumo che diffonde.
Rovesciare il composto su un foglio di stagnola ( lo Chef suggeriva carta da forno ma mi sono azzardata ) e arrotolare per farlo raffreddare dando possibilmente anche la forma un po' ricurva. Una volta raffreddato appoggiare la banana nella sua buccia che avrete intelligentemente tenuto da parte (non diciamo a nessuno che io non l'avevo fatto e mi sono mangiata l'ultima banana per rubare la buccia) e decorare anche meglio di come ho fatto io semplicemente spolverizzandola con la granella di nocciole ( semplici nocciole tritate ma così suona meglio).
Ecco pronto un dolcetto semplicissimo ma dal sapore molto gradevole per un dopocena o spuntino senza troppi sensi di colpa.
Un muggito e un saluto,
Silvia & Olivia.
martedì 15 febbraio 2011
...Le coccinelle portano fortuna...
Sarà, ma non ne posso più di fare lo slalom per evitarle sulle piastrelle del pavimento; di controllare che non le stai spiaccicando sul divano prima di sederti, quando finalmente puoi sederti tranquilla sul divano.
Hanno invaso casa, disturbano e non pagano l'affitto.
Le coccinelle sono simpatiche, inteneriscono e non fanno paura (ma il solletico si se ti camminano in testa o sul collo) ed è per questo che a settembre quando sono arrivate la cosa non ha creato preoccupazione.
Il modo in cui sono arrivate un po' si, in realtà.
Hanno scelto un'assolata mattina di autunno, hanno aspettato che la sottoscritta pulisse casa (mica sceme!) e quando poi ha raggiunto la sua postazione relax l'hanno impressionata entrando tutte in massa, non si è capito da dove, e iniziando a volare per raggiungere i vetri delle finestre ed appoggiarsi a prendere il sole stando però ad una temperatura migliore per loro (non sto scherzando è successo proprio così). Inizalmente ho provato a farle accomodare fuori ma vedendo che il processo di migrazione ed invasione non smetteva mi sono arresa.
Poi cosa ci vuoi fare, è prevalsa la comprensione, vogliamo non dare un angolino a queste creaturine raffreddate che non saprebbero affrontare l'inverno?? ok, sono rimaste lì; la sera si sono ritirate nell'angolino della finestra, qualcuna è svolazzata incontro alla lampadina accesa, qualcuna si è addormentata subito.
Va bene, non durerà tanto abbiamo pensato.
Inoltre come non vantarsi che l'invasione autunnale dell'insetto dell'anno per noi era di coccinelle; "uh uh noi abbiamo le coccinelle e non le cimici" era la frase detta ad altri meno "fortunati" di noi.
Magari c'è stato qualche problemino ad aprire la porta d'ingresso senza che qualche insettino non cadesse addosso alla persona di turno...
I giorni passano, il freddo si intensifica e qualche morto c'è (senza contare le sfortunate vittime della distrazione). Ma ecco che le sopravvissute ci prendono gusto e ne chiamano altre.
La cosa non finisce qui, aumentano e ti prendono pure in giro. Anche se il loro posto preferito è il mio angolo di divano, te le ritrovi in bagno che ti spiano mentre fai la doccia, in cucina che svolazzano attorno alla lampadina mentre ceni, creando "divertentissimi" effetti di ombre psichedeliche che ti innervosiscono in...3! secondi; vogliono anche provare cosa bevi, tuffandosi nel bicchiere, o cosa mangi, tuffandosi nell'insalata (tranquilli è stata tolta in tempo). C'è anche quella che si offre di lavare i piatti al tuo posto e si fa trovare nel lavandino, forse per ricambiare il disturbo; sono avanti loro, magari vogliono fare uno scambio inter culturale tipo vitto-e-alloggio-in-cambio-dei-mestieri e sono io a non capire.
Essendo aumentate di numero ed il loro giochetto preferito rimane svolazzare intorno all'abaut-jour accesa la sera e fare free climbing sul divano, ti cascano addosso ogni 3 secondi e fanno casino, probabilmente protestando per cosa tocca loro vedere televisione!
La pazienza inizia seriamente a diminuire e a niente è servito il tentativo di terrorizzarle acquistando Mordilla, la mia piantina carnivora che mi aiuterà tantissimo quest'estate con le zanzare (questa almeno è la mia speranza, al momento è un pochino deperita e non mangia molto, che sia anche lei vegetariana??).
Niente, 'sti coleotteri con la varicella la ignorano e basta, giocano con il vaso di amarillys e a nascondino infilandosi nei buchi della tripla (anche qui chiedi il permesso prima di infilare la spina).
A questo punto ormai siamo a febbraio, lascio loro il comodato d'uso ancora per un po' poi verranno sfrattate nel giardino e saranno obbligate ai lavori forzati di lotta biologica contro afidi o parassiti vari! (scherzo ovviamente prima di venire denunciata da animalisti un po' troppo sensibili che potrebbero leggere, dopotutto non sono stata cattiva fino ad ora; sarebbe gradito un aiuto in giardino da parte loro (le coccinelle, non gli animalisti).
Ahh se becco la bambina della Ferrero che ogni mattina libera la coccinella le faccio invadere la stanza, poi vediamo se è ancora così felice...
Si, ecco, dovevo sfogarmi...
Un muggito e un saluto,
Silvia & Olivia.
Hanno invaso casa, disturbano e non pagano l'affitto.
Le coccinelle sono simpatiche, inteneriscono e non fanno paura (ma il solletico si se ti camminano in testa o sul collo) ed è per questo che a settembre quando sono arrivate la cosa non ha creato preoccupazione.
Il modo in cui sono arrivate un po' si, in realtà.
Hanno scelto un'assolata mattina di autunno, hanno aspettato che la sottoscritta pulisse casa (mica sceme!) e quando poi ha raggiunto la sua postazione relax l'hanno impressionata entrando tutte in massa, non si è capito da dove, e iniziando a volare per raggiungere i vetri delle finestre ed appoggiarsi a prendere il sole stando però ad una temperatura migliore per loro (non sto scherzando è successo proprio così). Inizalmente ho provato a farle accomodare fuori ma vedendo che il processo di migrazione ed invasione non smetteva mi sono arresa.
Poi cosa ci vuoi fare, è prevalsa la comprensione, vogliamo non dare un angolino a queste creaturine raffreddate che non saprebbero affrontare l'inverno?? ok, sono rimaste lì; la sera si sono ritirate nell'angolino della finestra, qualcuna è svolazzata incontro alla lampadina accesa, qualcuna si è addormentata subito.
Va bene, non durerà tanto abbiamo pensato.
Inoltre come non vantarsi che l'invasione autunnale dell'insetto dell'anno per noi era di coccinelle; "uh uh noi abbiamo le coccinelle e non le cimici" era la frase detta ad altri meno "fortunati" di noi.
Magari c'è stato qualche problemino ad aprire la porta d'ingresso senza che qualche insettino non cadesse addosso alla persona di turno...
I giorni passano, il freddo si intensifica e qualche morto c'è (senza contare le sfortunate vittime della distrazione). Ma ecco che le sopravvissute ci prendono gusto e ne chiamano altre.
La cosa non finisce qui, aumentano e ti prendono pure in giro. Anche se il loro posto preferito è il mio angolo di divano, te le ritrovi in bagno che ti spiano mentre fai la doccia, in cucina che svolazzano attorno alla lampadina mentre ceni, creando "divertentissimi" effetti di ombre psichedeliche che ti innervosiscono in...3! secondi; vogliono anche provare cosa bevi, tuffandosi nel bicchiere, o cosa mangi, tuffandosi nell'insalata (tranquilli è stata tolta in tempo). C'è anche quella che si offre di lavare i piatti al tuo posto e si fa trovare nel lavandino, forse per ricambiare il disturbo; sono avanti loro, magari vogliono fare uno scambio inter culturale tipo vitto-e-alloggio-in-cambio-dei-mestieri e sono io a non capire.
Essendo aumentate di numero ed il loro giochetto preferito rimane svolazzare intorno all'abaut-jour accesa la sera e fare free climbing sul divano, ti cascano addosso ogni 3 secondi e fanno casino, probabilmente protestando per cosa tocca loro vedere televisione!
La pazienza inizia seriamente a diminuire e a niente è servito il tentativo di terrorizzarle acquistando Mordilla, la mia piantina carnivora che mi aiuterà tantissimo quest'estate con le zanzare (questa almeno è la mia speranza, al momento è un pochino deperita e non mangia molto, che sia anche lei vegetariana??).
Niente, 'sti coleotteri con la varicella la ignorano e basta, giocano con il vaso di amarillys e a nascondino infilandosi nei buchi della tripla (anche qui chiedi il permesso prima di infilare la spina).
A questo punto ormai siamo a febbraio, lascio loro il comodato d'uso ancora per un po' poi verranno sfrattate nel giardino e saranno obbligate ai lavori forzati di lotta biologica contro afidi o parassiti vari! (scherzo ovviamente prima di venire denunciata da animalisti un po' troppo sensibili che potrebbero leggere, dopotutto non sono stata cattiva fino ad ora; sarebbe gradito un aiuto in giardino da parte loro (le coccinelle, non gli animalisti).
Ahh se becco la bambina della Ferrero che ogni mattina libera la coccinella le faccio invadere la stanza, poi vediamo se è ancora così felice...
Si, ecco, dovevo sfogarmi...
Un muggito e un saluto,
Silvia & Olivia.
venerdì 11 febbraio 2011
Pronti, un respiro e via!
Come si inizia? Quale può essere un post adatto ad essere il primo? Non lo so. Poi però un evento è caduto a fagiolo (come si suol dire) ed ho pensato di approfittarne.
Perché non usare il primo post per fare pubblicità (ah ah ah, beh penso che per il momento non ci sia molta gente che passa di qui ma ci provo lo stesso) e in qualche modo rendere omaggio ad uno dei tanti blog che per molto tempo ho letto e che mi hanno dato idee?
Il blog è questo qui, e proprio la Tattina è diventata scrittrice con questa bellissima opera che farà concorrenza a molti altri libri di ricette.
E' acquistabile su www.boopen.it oppure si può sfidare il fato e le agguerritissime concorrenti partecipando al "Dù An èd Blog'Away"
Che siate interessati a partecipare o meno, consiglio di andare a leggere i commenti! Non sono pochi ed aumenteranno ma la dispettosa Tattina (che spero non si offenda) ha avuto l'ideona di mettere tra "le regole del gioco" quella di commentare nel proprio dialetto, creando così un elenco di divertenti ed in certi casi illeggilibi, per me, risposte.
Ma lei è così, geniale, esuberante e trova sempre il modo per coinvolgerti in quel che si inventa. E dal momento che anche le sue amiche non sono meno simpatiche di lei, ognuna di loro oltre al fantasioso commento sta pubblicizzando a dovere l'iniziativa. Il mio tentativo è un po' vergognoso a confronto.
Quindi che la fortuna sia con me, dal momento che sono tra le dialettali commentatrici, almeno in parte, ed aspettiamo.
Ecco, io ci ho provato, il primo post è andato. Mi auguro che Tatti non ne abbia male della pubblicità formato ristretto che le ho fatto (avrei potuto dire tante altre cose belle su di lei) ma è pur sempre il primo post; spero di prenderci un po' meglio la mano. Mi scuso se non funzionerà tutto correttamente nell'impaginazione ma abbiate pietà o voi che leggete.
Un muggito e un saluto,
Silvia & Olivia.
Perché non usare il primo post per fare pubblicità (ah ah ah, beh penso che per il momento non ci sia molta gente che passa di qui ma ci provo lo stesso) e in qualche modo rendere omaggio ad uno dei tanti blog che per molto tempo ho letto e che mi hanno dato idee?
Il blog è questo qui, e proprio la Tattina è diventata scrittrice con questa bellissima opera che farà concorrenza a molti altri libri di ricette.
E' acquistabile su www.boopen.it oppure si può sfidare il fato e le agguerritissime concorrenti partecipando al "Dù An èd Blog'Away"
Che siate interessati a partecipare o meno, consiglio di andare a leggere i commenti! Non sono pochi ed aumenteranno ma la dispettosa Tattina (che spero non si offenda) ha avuto l'ideona di mettere tra "le regole del gioco" quella di commentare nel proprio dialetto, creando così un elenco di divertenti ed in certi casi illeggilibi, per me, risposte.
Ma lei è così, geniale, esuberante e trova sempre il modo per coinvolgerti in quel che si inventa. E dal momento che anche le sue amiche non sono meno simpatiche di lei, ognuna di loro oltre al fantasioso commento sta pubblicizzando a dovere l'iniziativa. Il mio tentativo è un po' vergognoso a confronto.
Quindi che la fortuna sia con me, dal momento che sono tra le dialettali commentatrici, almeno in parte, ed aspettiamo.
Ecco, io ci ho provato, il primo post è andato. Mi auguro che Tatti non ne abbia male della pubblicità formato ristretto che le ho fatto (avrei potuto dire tante altre cose belle su di lei) ma è pur sempre il primo post; spero di prenderci un po' meglio la mano. Mi scuso se non funzionerà tutto correttamente nell'impaginazione ma abbiate pietà o voi che leggete.
Un muggito e un saluto,
Silvia & Olivia.
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